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FICTIONAL / Tracce di architettura immaginata, altrove.
FICTIONAL / Tracce di architettura immaginata, altrove.
LA FATICA RIPAGATA DELL'UOMO CHE CAMMINA
di Davide Rapp
Jiro Taniguchi, famoso mangaka giapponese noto anche in Italia per serie di successo come "Tokyo Killers" o graphic novels come "L'Olmo e altri racconti", "Benkey in New York" e "Gli anni dolci", realizza nei primi anni ‘90 una serie di diciassette episodi autoconclusivi raccolti nel libro "L'uomo che cammina". Protagonista di questa serie è un uomo senza nome che passeggia per le vie di una cittadina nell'entroterra giapponese, osservando con sguardo vigile, ma spensierato, ciò che incontra per strada. Sappiamo poco di lui: ha una moglie ed un cane; un close-up dal sedicesimo episodio ne suggerisce la passione per Frank Lloyd Wright.
Non c'è trama nelle vicende che coinvolgono l’uomo che cammina, il suo è uno sguardo rivolto alle piccole cose, al vivere all'aria aperta, alle tracce di un ambiente non ancora o non del tutto urbanizzato, agli elementi in gioco nell'alternarsi del giorno, della notte e delle stagioni. Il tutto rivelato con grazia e maestria attraverso i disegni in bianco e nero di Taniguchi, quasi sempre privi di dialogo.
L'episodio "La Tenda di Bambù" è una sequenza silenziosa di sole otto pagine che mostra il tragitto dell’uomo che cammina verso casa, trasportando una tenda di bambù acquistata in città. La presenza del sole, causa del movimento, segna l'intero cammino e ad ogni pagina si susseguono eventi ed imprevisti che interrompono brevemente il percorso, come stazioni di una personalissima via crucis.
Quando il sole batte e il sudore scende sulla fronte dell'uomo, anche noi soffriamo; quando l'acqua di una fontanella assicura un po’ di ristoro, anche noi proviamo sollievo; quando finalmente l'ombra è conquistata addossando la tenda di bambù alla casa, anche noi proviamo soddisfazione.
Ecco la sequenza:
1 / l’uomo che cammina comincia il viaggio verso casa, con la tenda arrotolata in spalla. Il sole, causa del movimento, si staglia in cielo.
2 / L'uomo che cammina si ferma per asciugarsi il sudore dal viso.
3 / Esausto, l’uomo che cammina si riposa all'ombra di un ponte, riparo oltre che passaggio in quota.
4 / Un sentiero attraverso i campi spinge l’uomo che cammina ad un'imprevista deviazione.
5 / La deviazione si rivela utile: il sentiero conduce in un fitto bosco dove riposarsi, appoggiati al tronco di un albero, in ombra.
6 / L’uomo che cammina riprende il tragitto, non prima di aver lanciato uno sguardo al sole, tra le foglie degli alberi: fuori dalla boscaglia lo attende di nuovo l'arsura estiva.
7 / Tra le polveri di un cantiere, l’uomo che cammina trova ristoro improvvisando una doccia en plen air grazie ad una provvidenziale fontanella di strada.
8 / Un'ellissi narrativa, sottolineata dalla closure del cambio pagina, rivela la tenda di bambù già montata, a formare con la casa una veranda in ombra: l’ uomo che cammina può finalmente riposarsi, in silenzio, con la moglie ed il cane, bevendo acqua birra. La fatica è stata ripagata.
Nel cammino verso casa la consapevolezza del muoversi a causa del sole perchè si aveva caldo prima, fa sì che si accetti, dopo, un caldo ed una sofferenza maggiore.
La lettura di "La Tenda di bambù" dura pochi istanti, il tempo di perdersi nei dettagli e nella cura dei disegni di Taniguchi, eppure il sapore di questa vicenda, costruita sulle azioni necessarie all'allestimento di un semplice riparo dal sole, permane nelle ore e nei giorni successivi.
Cfr. L'uomo che cammina (Aruko Hito), Jiro Taniguchi, Panini Comics, 2012
Le immagini a corredo del testo sono elaborazioni dal fumetto originale di Taniguchi.
Twitter: @Davide_Rapp
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